martedì 2 agosto 2016

Sole in una stanza vuota

 

Hopper

Edward Hopper, Sole in una stanza vuota, 1963
collezione privata

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HERNÁN BRAVO VARELA

(SOLE IN UNA STANZA VUOTA, 1963)

Nell'ultimo dipinto di Edward Hopper
c'è una stanza vuota.
 
Tranne per due pareti, bagnate da un sole
invisibile che entra da una
finestra che suggerisce il fogliame sfumato
di un albero ancora più sfumato.
 
Le pareti condividono
un angolo d'ombra.
 
Nel dipinto,
le persone stanno per arrivare. Stanno
per gettare le buste della posta
sotto la porta, stanno
facendo tintinnare le chiavi
in una tasca, stanno
per traslocare
o per chiudere la casa.
 
Da un momento all'altro.
 
Ma niente si sente, neppure i rami
dell'albero che colpiscono i vetri
della finestra, il vento
che agita quei rami.
 
L'imminenza
è un'ipotesi
di quello che succede adesso, senza di noi:
noi che, in piedi fuori o dentro la casa,
esitiamo un momento a entrare o uscire
di nuovo, come se dimenticassimo qualcosa
in un posto che non dimenticheremo.
 
Siamo lì con le chiavi
in mano, guardando quello spazio vuoto. Restiamo
immobili, in piedi, davanti alla porta
 
che torneremo
ad aprire per poi chiuderla da un momento all'altro.
 
*
 
Se in una stanza vuota guardassimo avanti,
non saremmo in un nessun posto.
 
Perciò non possiamo vedere il sole
in Hopper, e perciò proiettiamo
un'ombra che non possiamo vedere
a meno di abbassare lo sguardo.
 
Come l'angolo delle due pareti
nell'ultimo dipinto,
appeso in un angolo del museo
in penombra.
 
Il custode è dietro
il gabbiotto, immobile,
seduto, e un cappello gli copre la testa.
Le chiavi pendono dalla sua cintura
e tintinnano appena al contatto
con la gamba.
 
Il custode è dietro
qualcosa, ma non sa cosa.
(Un cappello gli copre la testa.)
 
Forse dietro l'aprire e il chiudere la sala
dal martedì alla domenica.
 
Nel frattempo, non sa
far altro che aspettare, cosa guarda la gente nel quadro
su una stanza vuota.
 
Come Hopper.
Quando gli domandarono cosa cercasse
con questo quadro, disse: “sto cercando me”.
 
Usciamo dal museo.
La luce ci abbaglia per qualche secondo
e, a mezza strada, ci siamo dimenticati dove
batteva il sole nell'ultimo quadro,
se l'albero era un albero o un arbusto.
 
Stiamo per tornare a casa da un momento
all'altro.


National Gallery, 13 gennaio 2008
Washington, D. C.

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